domenica 28 dicembre 2008

Dopo Natale


Anche oggi nevica. Stamattina però sono stato a sciare. (Immagini come al solito di proprietà di Fabio)

Il 23 si è tenuto il consiglio comunale. E' stato imbarazzante, per certi versi; ci sono state buone notizie, per esempio l'unione dei comuni dell'Alta Valle Camonica, uno degli enti più produttivi e utili che esistano qui da noi, a mio parere, istituirà un servizio di bus notturni per portare dal fondovalle in Tonale e dal Tonale al fondovalle i ragazzi che frequentano le discoteche il venerdì e il sabato sera, evitando così inutili stragi e fastidiosi ritiri di patente. Purtroppo però non ci sono stati solo bei momenti. Imbarazzanti, dicevo, le occasioni in cui abbiamo presentato le nostre mozioni: noi le illustravamo, la maggioranza le rifiutava per poi ripresentarle, variate praticamente di nulla, come proprie!
Comunque, in sostanza, abbiamo ottenuto almeno in parte qualcosa: l'internet point si farà, ma solo a pagamento, rivolto per lo più ai turisti. Il bus navetta verrà prolungato il mercoledì anche in bassa stagione, probabilmente permettendo l'utilizzo dello scuolabus delle elementari anche a chi vuole andare al mercato. A capodanno ci sarà maggiore sorveglianza con un coordinamento di carabinieri, polizia locale e agenti del comune.
Evviva.
L'atteggiamento un po' arrogante del sindaco però è fastidioso: finalmente questo sembra aver fatto trovare coraggio a tutta la lista per uscire allo scoperto, andando a parlare direttamente coi cittadini. In queste vacanze consegneremo una lettera che spiega le vicende della politica locale da fine ottobre all'ultimo consiglio. Questa è la mia proposta:
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Cari Dalignesi,

il 23 Dicembre, subito prima delle feste, si è riunito il Consiglio ComunaleAllinea a sinistra, per la prima volta dopo due mesi. All'inizio di novembre, in realtà, noi consiglieri della minoranza abbiamo presentato una richiesta al sindaco per una convocazione straordinaria, nella quale volevamo discutere un progetto di lungo termine per la promozione turistica di Ponte, avere aggiornamenti sui lavori di piazzale Europa, proporre l'istituzione di un internet point, l'estensione del servizio di bus navetta in alcuni giorni dei periodi di bassa stagione ed organizzare un servizio straordinario di vigilanza nella notte di capodanno per evitare i disastri degli ultimi anni. A dispetto del regolamento comunale, il sindaco non ha mai dato ascolto alla nostra richiesta. Nel nome della collaborazione e del dialogo, abbiamo ripresentato le nostre istanze come interpellanze e mozioni: ci siamo trovati a parlarne pochi giorni fa, senza poter nemmeno affrontare tutti i punti, perché il consiglio doveva finire entro le 20.30.

Avete forse avuto modo di vedere, su TelePontedilegno, lo svolgimento del consiglio: sebbene all'apparenza la maggioranza abbia rifiutato le nostre proposte, nella sostanza le ha approvate tutte, ma ha voluto attribuirsene il merito. Quando si è parlato dei disagi causati dalle nevicate del ponte dell'Immacolata, che tutti ben ricordiamo, prima è stato detto che la responsabilità è dei Dalignesi "che non mettono le catene", poi che non si sono avuti grandi problemi e infine il sindaco ha dichiarato che noi consiglieri della minoranza, che in quei giorni abbiamo sollecitato l'ufficio tecnico ad intervenire nei luoghi di maggior disagio, avremmo "fatto come tutti", andando in comune per farci spalare la strada sotto casa.

Questi comportamenti si commentano da soli. Abbiamo cercato fin dal primo giorno il dialogo. La maggior parte delle volte ci è stata sbattuta la porta in faccia. Ora diventiamo pure oggetto di sarcasmo. Quello che ci preoccupa di questo atteggiamento non è il disprezzo nei nostri confronti, ma quello dimostrato verso tutto il paese. Queste persone sembrano non sapere accettare proposte che non vengano dall'interno del loro circolo; non hanno alcuna capacità di ammettere l'errore; si sentono aggredite non appena si chiede loro di confrontarsi e di discutere.

Per il bene di tutti, le occasioni di dialogo, i momenti in cui la democrazia si manifesta, dovrebbero aumentare a Pontedilegno, sembra invece che ci muoviamo verso una gestione sempre più autoritaria dell'amministrazione. Davanti ai problemi ereditati dal passato, alle occasioni e alle sfide che il futuro ci metterà di fronte, è un atteggiamento cieco voler far tutto di testa propria e non contare sulla forza di un'intera comunità.

Il nostro augurio è che con la fine dell'anno si getti via anche l'arroganza.

Buon 2009 a tutti.


Marco Bulferetti, Tommaso Costa, Ivan Faiferri, Mario Rizzi


martedì 23 dicembre 2008

Una serie di sfortunate coincidenze

Prima di iniziare: una foto che mi arriva dal fratello, scattata a Villa Dalegno. Lui l'ha chiamata Monte Fato.

Stasera, consiglio comunale ("un consiglio a lungo atteso", per citare Tolkien). All'ordine del giorno, molti punti. In realtà, ne tratteremo pochi.
Come comunicatoci il Sindaco ha convocato l'assemblea per discutere di tutte le nostre proposte e richieste, ma in realtà la maggior parte finirà a Gennaio.
Questo consiglio ha un'altro scopo: ci sono da votare alcuni provvedimenti (variazioni di bilancio, nomina della commissione elettorale) entro la fine dell'anno. Una faccenda veloce, si spera, perché dopo c'è una cena con gli impiegati. Si inizia alle 18, entro le 20, massimo 20.15 bisogna finire. Tommaso, uno dei miei compagni di lista, pensa di portarsi dietro un bell'orologio da muro, di modo che tutti possano vedere il tempo che passa. Non vogliamo certo che qualcuno faccia tardi a tavola!
Spero quantomeno che le nostre proposte passino. Di bello c'è che l'ultimo punto in agenda è l'approvazione della variante al piano regolatore che permetterebbe al consorzio di Meda di far costruire la strada fino ai ruderi della baita, cosa che a sua volta permetterebbe di dare il via ai lavori di ricostruzione (ne avevo parlato qui).
Nel frattempo, una storia curiosa che giunge da Pontedilegno. Me la scrive Andrea, un amico. Il contesto è Via Cida, una via del paese che di recente è stata oggetto di lavori per "l'ammodernamento della rete tecnologica" (= sono stati messi i tubi per il passaggio del teleriscaldamento). Evidentemente però, i buchi fatti non sono stati chiusi con la dovuta cura: non è l'unico caso in questo comune, in cui ci troviamo alle prese con lavori fatti alla buona, che diventano fonte inesauribile di problemi. Non c'è solo Piazzale Europa, purtroppo.
Ecco cosa mi scrive Andrea:

Resoconto di una giornata storta (domenica 21 dicembre)...

Grazie ai prestigiosi lavori estivi in via Cida, a Ponte di Legno, (faccio buca/metto
tubo/ ricopro-buca-con-stessa-terra-tolta-come-facevo-al-mare-con-la-paletta-e-il-secchiello),
con l'arrivo del gelo il non-manto stradale (visto che non è mai stato riasfaltato) ha cominciato a cedere.

Foto 1 - Possiamo notare prestigiosa auto di villeggianti con ruota dx, rispetto al guidatore, affondata completamente nel terreno; non abbiate dubbi: le macchie nere innanzi all'auto sembrano buchi... e lo sono davvero... li pero' ci sono affondati i titolari una volta scesi dall'auto; si porga attenzione al tombino in basso a sinistra;


Foto 2 - Vengono chiamati i Carabinieri e il carro attrezzi di Temu'... ma prima di tutti arrivano i poveri cristi di adamello ski, che si ritrovano con il mezzo d'assalto affondato; si prega di notare la ruota a mezz'aria. Gli osservatori piu' attenti avranno gia' notato una novita', in prossimita' del tombino;


Foto 3... - Brum-brum-brum-brum, e viene rimosso il Volvo... a questo punto la voragine si presenta in tutta la sua magnificenza, e l'acqua comincia a sgorgare felice.



Il lavoro prosegue fino a tarda sera... solo le foto di luisa potranno integrare il resto della storia...

mercoledì 17 dicembre 2008

Sic Luceat Lux

Nulla come il Natale è fonte di lunghe tirate su quanto sprechiamo. Tra i tanti aspetti, quello delle "luci di Natale", le temibili luminarie, è uno dei più citati.
A Pontedilegno, purtroppo, l'inquinamento luminoso è una realtà perenne. Fantasmi da MarteAnche qui, un fenomeno molteplice: un sistema di lanterne pubbliche con qualche buco nei centri abitati (la rete di Zoanno sta venendo rifatta solo ora, dopo anni di rinvii), ma soprattutto pieno di eccessi nelle zone periferiche. Sopra a casa mia, per esempio, una lunga via popolata da condomini deserti per la maggior parte dell'anno è immersa, di notte, in una inquietante atmosfera arancione, che la rende simile a certe inquadrature da film di fantascienza, come "Fantasmi da Marte".
Venerdì sera sono andato in Tonale: c'è stata una fortissima nevicata, tanto che quella sera, Cinzia, la mia ragazza, fotografata sul ciglio della strada, risultava più bassa di parecchie spanne della neve accumulata lì accanto.
La suggestiva ascesa, sotto il cielo ancora velato di nubi, uscendo dal bosco di alberi scuri verso la spianata innevata, è stata però anche l'occasione per notare, per l'ennesima volta, i fanali che, da quando è entrato in funzione "Il Grande Sogno" (la cabinovia Pontedilegno-Tonale) ne illuminano completamente il tracciato, fino a tarda notte.
Se avessi una foto efficace (quelle che faccio vedere qui si riferiscono ad alcune manifestazioni di sci in notturna) potreste ammirare anche voi cosa significa.
Oltre a non avere alcun senso a livello economico (prima vogliamo "rendere il comune autosufficiente dal punto di vista energetico" e poi teniamo accese delle luci inutili tutta notte), non capisco nemmeno quale sia il loro valore più generale. Se davvero è pubblicizzare la realizzazione del progetto, mi chiedo a chi interessi vedere le luci biancastre che illuminano le cabine ferme, invece che ammirare "i boschi innevati rischiarati dalla luna" o magari le stelle, senza fastidiosi fenomeni di inquinamento luminoso.Il Grande Sogno
Appunto per questo, oggi ho deciso che questo sarà un altro dei progetti su cui operare: adeguare l'illuminazione di Pontedilegno a criteri di vivibilità e sostenibilità. Suona un po' pomposo, ma in pratica significa che è ora di spegnere qualche luce.
La normativa è data dalla legge regionale 17/2000 (27 Marzo 2000) aggiornata nel 2004 e nel 2007, che tra le sue finalità indica anche "la razionalizzazione dei consumi energetici negli apparecchi di illuminazione, in particolare da esterno, l’ottimizzazione dei costi di esercizio e di manutenzione degli stessi".
Appunto, razionalizzare. Invece, sparare in cielo con i nostri fari mi sembra così irrazionale.

domenica 30 novembre 2008

Questioni di forma

pensiero: Fuori nevica. Vorrei essere uno dei micini di mamma gatta.

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Aggiornamenti



Oggi (17/12/2008) Marco, il prode condottiero della nostra lista, mi ha telefonato. Il sindaco concederà che tre nostre mozioni (su sei presentate) vengano trattate al prossimo consiglio comunale. Solo tre, perché il consiglio deve finire entro le 20.30: dopo c'è la cena con i dipendenti comunali. Verrebbe da chiedersi perché organizzarlo proprio quel giorno! Comunque è già qualcosa. Nel frattempo stiamo lavorando per preparare qualche iniziativa con cui far arrivare notizie alle persone di Ponte. Marco mi ha anche detto che Mario, il Sindaco in persona, ha letto l'intervento qui sotto, e non si è trovato d'accordo: Mario, la prossima volta che leggi qualcosa e non ti sembra corretto, commenta! Potrebbe essere un'occasione di dibattito, almeno qui, lontano dal consiglio.
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Abbiamo richiesto un consiglio comunale nei primi giorni di Novembre. Da regolamento comunale, il sindaco è tenuto ad indire l'assemblea se almeno 3 consiglieri lo richiedono, con i punti da loro proposti all'ordine del giorno. La scorsa volta che abbiamo presentato la richiesta, i punti da noi messi all'ordine del giorno sono stati condensati ad uno. Allora però non ci interessava: l'importante era poter fare in modo che la giunta informasse la popolazione sugli sviluppi del "laghetto" di Piazzale Europa, di cui abbiamo già parlato.
Questa volta, invece, avevamo un ordine del giorno più complesso, che prevedeva:
  1. il mio piccolo cavallo di battaglia ,
  2. l'estensione del servizio di bus navetta che collega le frazioni con il centro anche nei periodi di bassa stagione (attualmente è fatto in funzione dei turisti; noi lo volevamo in funzione dei residenti e soprattutto degli anziani),
  3. qualche misura per evitare che la notte di capodanno il centro di Ponte diventi come gli anni scorsi una discarica,
  4. un'ambiziosa proposta di rilancio turistico presentata da Marco, il mio capolista (che è un ragazzo con meno di trent'anni che gestisce con la famiglia alcune delle più importanti attività alberghiere e di ristorazione di Ponte e si è appena sposato con una stupenda ragazza tedesca!),
  5. un'interrogazione su una proposta fatta negli anni '80 dall'allora amministrazione alla comunità di Precasaglio, che si era vista portare via dalle leggi nazionali l'amministrazione dei beni dei lasciti che sarebbero dovuti servire per beneficiare la comunità della frazione (questione interessante, se volete ne possiamo parlare a parte; capirete che per me che son consigliere anche "su elezione dell'ente terrazzani", questo è un argomento molto importante!);
  6. Naturalmente, dulcis in fundo, aggiornamenti sul nostro laghetto preferito in centro paese.
Il sindaco non ha indetto il consiglio. E non lo farà. Ci ha intimato di ripresentare tutto sotto forma di interrogazioni, mozioni, interpellanze che lui si degnerà di aggiungere all'ordine del giorno della prossima assemblea che convocherà. Ha detto che spetta a lui e non a noi convocarlo; poi ha dato la colpa al TUEL (il testo di legge che regolamenta il funzionamento dell'amministrazione comunale); poi ha scaricato la responsabilità sul segretario comunale. In ogni caso, il diritto ci viene negato. Che sciocchezza: se solo avesse adottato una forma diversa, chiedendoci, invece che ordinando, presentandolo come un atto di reciproca cortesia, invece che compiendo una piccola prepotenza (potremmo citarlo al prefetto per questo, ma che senso avrebbe?), tutto si sarebbe risolto senza problemi. Visto che non abbiamo nessuna intenzione di cadere in queste manifestazioni infantili, abbiamo evitato di ripresentare la richiesta o di scrivere, appunto, al prefetto.
Scriveremo invece ai giornali, per dare un po' di risalto a questo stupido tentativo di negare la parola alla minoranza. Come se quello che abbiamo da dire, o da chiedere, fosse così pericoloso per la giunta, il sindaco o l'amministrazione stessa.
E' triste constatare che nemmeno nella politica locale, nonostante i grandi proclami di dialogo e collaborazione, ci sia davvero la volontà di cercare il consenso più ampio possibile, e lavorare insieme per il bene di tutti, invece che perdersi in litigi e rivalità davvero meschine se confrontate con i problemi con cui la gente, tutti i giorni, si deve confrontare.

domenica 9 novembre 2008

Il tradimento

Si parla molto di scuola, in questi giorni, e della cosiddetta "riforma Gelmini".
E' un dibattito, una disputa, frustrante: si parla dei contenuti della riforma, che sono in realtà una serie di operazioni di facciata che celano l'unico vero obiettivo, quello di fare cassa. Le proteste giustificate sono contro i tagli, mentre non si dovrebbe nemmeno discutere proposte come quella del grembiule per tutti che dovrebbe riportare la disciplina tra i banchi. Tutto fumo, ma molta parte dell'opposizione sembra felice di dedicarsi a questo.
Nel frattempo, ho letto un libro, di Giancarlo Maculotti, l'ex direttore didattico delle elementari di Pontedilegno. Si intitola Lettera dalla Scuola Tradita. Ne ho scritto una recensione.

"Lettera dalla scuola tradita"



Già dal titolo, questo libro si rivela per ciò che è: un'indagine. Dunque, siamo di fronte ad un giallo, la storia di una congiura, un tradimento di cui vanno individuati vittime e colpevoli.

Come nei migliori gialli, tutto all'inizio sembra chiaro. Vittima è la scuola: ora basta capire chi le abbia vibrato il colpo. Ma ecco, pensa l'ispettore togliendosi la pipa di bocca, ci sarebbe da chiedersi chi fosse questa scuola. Che abitudini aveva, chi frequentava. Che motivi ci sarebbero stati, insomma, per un delitto tanto efferato!

E così, veniamo catapultati in un crimine intricato. Perché effettivamente, lei, la Scuola, è qualcosa di complicato, un'istituzione, un luogo in cui si intersecano interessi molteplici e la sua situazione attuale deriva dalla responsabilità dei molti soggetti che ne fanno parte. Tra i principali sospettati, potremmo mettere genitori, insegnanti, alunni, organi statali. Ma se proviamo ad interrogarli, a seguirli, ad intercettarne le comunicazioni, le relazioni, scopriamo che le responsabilità del tradimento provengono da ciascuno di loro e che, nello stesso tempo, tutti loro ne sono vittima in un modo o in un altro. Dunque, la lettera dalla scuola tradita non è la storia di un solo, ma di più tradimenti. Quale è la radice del male, allora? La madre di tutti i crimini? Ci si rivela man mano che leggiamo il libro, ma già inizia a delinearsi nelle citazioni di apertura di ogni capitolo, tratte dalle lettere di don Milani. Questi incipit delineano un mondo ancora contadino, dove maestri, alunni e genitori lottano per ottenere e consegnare alle generazioni future una scuola.

E allora il primo dei tradimenti è quello che le nuove generazioni hanno perpetrato nei confronti dei vecchi: la scuola che è stata consegnata al presente a prezzo di fatica, lotte, sacrifici, viene ora disprezzata e calpestata.

Lo sviluppo dell'inchiesta ci porta in un mondo squallido, decadente, tenebroso, in cui brillano isolati gli sforzi di ottimi individui, che si trovano però alle prese con un meccanismo troppe volte più grande di loro.

La sensazione che permea ogni pagina è la sfiducia: nessuno crede più in ciò per cui le generazioni passate hanno combattuto, cioé nel potere della scuola di produrre uomini liberi, di formare il cittadino, emancipare l'individuo.

Alla scuola, allora, i vari soggetti coinvolti, chiedono altro: i genitori vogliono che trasformi i figli in uomini di successo, fornendo loro capacità immediatamente spendibili sul mercato, o che si comporti come un gendarme che opera mentre loro sono al lavoro; la politica chiede alla scuola di essere il ricettacolo di tutti coloro che il mercato non sembra in grado di sfruttare (laureati in discipline umanistiche in primis); gli alunni ed a volte anche gli insegnanti, chiedono alla scuola di essere un luogo di passaggio, un momento della giornata da abbandonare nel minor tempo possibile.

Tutti questi comportamenti si traducono così nella delusione degli studenti, che non possono venire certo spronati da insegnanti demotivati, a loro volta alle prese con genitori insoddisfatti. Nel vario gioco dei corporativismi, ciascuno cerca di ottenere il più possibile da quella che appare ormai una carcassa destinata a smembrarsi.

Da qualche parte, negli anni passati, è avvenuto qualcosa che ha causato il crollo della fiducia nel grande compito che era stato assegnato alla scuola. In effetti, la scuola oggi è concepita in termini antiquati; non ha saputo stare al passo coi tempi. Per capirlo, basta riflettere su quello che, allora come oggi, dovrebbe essere il suo compito, ovvero l'emancipazione: questa si produce fornendo a ciascuno la possibilità di scegliere con la sua testa, di percorrere il cammino della vita con le sue gambe. In un mondo con scambi ridotti, dove i viaggi erano difficili e notizie, informazioni ed idee circolavano lentamente, la scuola aveva il compito di fornire combustibile al pensiero: mettere i ragazzi a contatto con le novità per fare sì che, tramite la lettura di libri altrimenti inaccessibili, o il confronto con esperienze fuori dalla loro portata, essi potessero ampliare il loro orizzonte culturale, valicando i limiti più o meno stretti della loro comunità.

Oggi, tuttavia, il problema non è più quello di dare contenuti: le informazioni sono sovrabbondanti, le tecnologie disponibili, alla mano. Più volte, tra le pagine del libro, scopriamo la presenza dei nuovi mezzi di comunicazione e vediamo spesso che gli studenti appaiono essere molto più capaci di usarli dei loro insegnanti. Ma effettivamente, oggi, per emancipare il singolo non bisogna dargli altri contenuti: la scuola ha un altro compito, è chiamata a fornire gli strumenti culturali per permettere a chi la frequenta di compiere le sue scelte, di analizzare correttamente la complessità del reale che improvvisamente ci si presenta di fronte agli occhi.

Tutto potrebbe essere tradotto in una formula: formare lo spirito critico.

Le soluzioni pratiche, a volte quasi banali, proposte nel libro puntano a trasformare la scuola da luogo di passaggio, quasi di confino, ad esperienza di vita; a ricreare un rapporto diretto con il mondo, per comprenderlo, attraverso lo studio delle lingue dei paesi stranieri, sempre meno estranei alla nostra realtà, o attraverso l'approccio pratico ai problemi, che porti a saper comprendere come applicare al quotidiano gli strumenti che ci vengono messi a disposizione.

Presentare poi ogni argomento in maniera problematica e non assertoria è uno dei punti cardine della strategia per sventare il tradimento; effettivamente, è più importante imparare ad elaborare una strategia nuova di fronte ad una situazione nuova, piuttosto che sperare di potere avere una ricetta già scritta contro tutto.

Tutto questo per portare alla costruzione di un'identità dinamica, non vincolata a dogmi o precetti, ma che sappia relazionarsi e trasformarsi in relazione ai mutamenti del mondo, per potere rimanere, nel suo vero nocciolo, coerente con se stessa.

La crisi della scuola è così lo specchio attraverso cui leggere la crisi della società moderna. La lettera, che a tutta prima poteva sembrare un saggio un po' tecnico, ci si è mostrata poi un giallo, ma si rivela infine essere un libro eminentemente politico.

Le soluzioni pratiche che sono enunciate nascondono a loro fondamento l'analisi di un male che colpisce la comunità e additano un percorso da compiere per uscirne.

Se il senso più proprio da dare alla politica, poi, è quella di presentare soluzioni totalmente innovative a questioni che interessano tutti, se ogni azione politica dunque tende per sua natura ad essere rivoluzionaria, ecco che la lettera ci propone proprio di rivoluzionare il modo con cui oggi pensiamo alla scuola, per ridarle il valore e la funzione che un tempo aveva.

Buona lettura, dunque.



giovedì 2 ottobre 2008

There is no path to follow?

Sono giorni pieni per me, ma non per i miei "impegni politici" in effetti: attualmente sono a Torino, in attesa di conoscere i risultati del mio concorso di dottorato.
Comunque, in questo periodo stiamo anche preparando - io e gli altri ragazzi della lista, di cui un giorno o l'altro dovrò pur parlare! - alcune proposte da portare ai prossimi consigli comunali.
Per quanto riguarda me, ho in mente diversi progetti, tra cui i più interessanti sono forse quello di una mostra permanente che valorizzi la chiesa romanica di S. Apollonio a Planpezzo (dove si trovano affreschi forse attribuibili ad un pittore di Costa Volpino che ne avrebbe realizzato un ciclo in diverse chiese della valle) e un'inchiesta comunale sul numero di accessi privati che si stanno aprendo su quella che era la tangenziale del paese: in effetti negli ultimi mesi quella che era stata concepita per essere una via di transito veloce e scorrevole che oltrepassasse Ponte senza creare fastidi e problemi di traffico né alla popolazione né ai viaggiatori, si sta trasformando in una delle tante strade del paese, sulla quale un po' tutti coloro che hanno costruito nelle vicinanze (e si tratta soprattutto di condomini o residence) aprono un loro ingresso privato. Di questo passo rischiamo di trovarci presto a cercare un percorso ancora più esterno dove far passare una nuova tangenziale; l'indagine avrebbe così il senso di innescare un ripensamento nella politica dei permessi di apertura attuata dalla giunta, che magari potrebbe iniziare a far chiudere alcuni accessi piuttosto pericolosi, oltre che molto improvvisati.
Qualcosa di forse meno affascinante, ma di piccolo, concreto ed utile mi sembra invece il progetto, stilato in collaborazione con Uruclef, per far aprire un centro di connessione wi-fi nella biblioteca comunale.
Mentre lo realizzavamo, ci siamo divisi i compiti: lui si è occupato della parte più tecnica, io della normativa. Andando ad esplorare le leggi che regolamentano un'operazione che tecnicamente ha una semplicità e dei costi veramente sbalorditivi (richiederebbe probabilmente meno di 2h di lavoro e una spesa di al massimo 300 euro) per i risultati che potrebbe avere (Ponte, attualmente, non ha nessun punto pubblico di accesso alla rete, e l'unica connessione wi fi a banda larga disponibile a pagamento si trova in un hotel ai bordi del paese), sono rimasto un po' perplesso. Proprio di fronte a tanta facilità pratica, la normativa è antiquata (riferimenti a regi decreti degli anni '30!), farragginosa e soprattutto enormemente complessa. L'hot spot pubblico in una biblioteca viene equiparato ad una grande telco: proprio come Telecom o Vodafone, chi fornisce questo servizio deve iscriversi al ROC (registro operatori comunicazioni), presentando chili di scartoffie. Tipico esempio di burocrazia italiana, c'è da sperare che le cose cambino. Per ora, tuttavia, mi limito a desiderare che il mio modesto contributo si realizzi.

venerdì 26 settembre 2008

Impegni di spesa

Mercoledì sera, nuovo consiglio comunale (straordinario). Presto ce ne sarà un ulteriore (ordinario) per l'approvazione del bilancio, e noi già vogliamo chiederne un altro per parlare di turismo, internet point e strade. Se andiamo avanti di questo passo, potrei vivere del cospicuo gettone di presenza di consigliere (17,62 euri/consiglio) - uno dei "costi della politica" che sarebbe meglio tagliare, a mio avviso.
Nel week-end precedente ero a Rozzano, a partecipare ad una rievocazione storica; stavo al banco della cucina, o al banco del cerusico, a spiegare come si viveva, cosa si mangiava, come ci si curava nel medioevo. Mi piace molto il rapporto diretto che si può creare con le persone, a volte anche con gli sconosciuti: vestito della tunica e delle calzabrache rosse che mi ha cucito Cinzia, con le mani sporche per aver gestito il fuoco di campo, raccontavo ai bambini di come i mercanti di Acri avessero portato le loro spezie fino al porto di Venezia dove io le avevo acquistate, o di come era stato difficile togliere la punta di freccia dalla gamba di un cavaliere durante la battaglia di Cortenuova. Mi guardavano a bocca spalancata e se li coinvolgevo, chiamandoli "messere", "madamigella", "cavaliere", loro stavano al gioco, rispondevano prontamente, mi sembravano felici - come me - di essere inclusi in un pezzetto di passato.
Abbiamo sete di sapere da una parte e di essere coinvolti dalle altre persone e coinvolgerle a nostra volta, dall'altra. L'altro lato della medaglia è che il mondo in cui viviamo ci richiede ogni istante attenzione: tutto sembra dire "guardami!", dalla pubblicità per strada alle ultime notizie sul giornale. E così, presi tra il bisogno di attenzione ed il bisogno di riservarci il nostro spazio, spesso finiamo con il dedicare attenzione alle cose e sacrificare a noi la vita comune con gli altri. O almeno, ogni tanto mi pare che così accada a me, non so se condividete.
Torniamo al consiglio. Ordine del giorno: variazioni di bilancio. Si tratta di una variazione da più di 1,000,000 di euro, di cui le voci più importanti sono 400,000 per la messa in sicurezza dei condomini danneggiati dalla comparsa del laghetto, 200,000 per manifestazioni turistiche, altri 200,000 per il completamento di un altro parcheggio - in Via Cida - destinato ad accogliere gli sciatori.
Questa ultima voce di spesa mi fa rabbrividire ed è paradossale; si tratta infatti di soldi spesi, tra l'altro, per un marciapiede riscaldato. Ammetto che è la prima volta che ne sento parlare; immagino sia una soluzione già adottata in altri comuni d'Italia e d'Europa.
Non riesco però a togliermi dalla testa che riscaldare il marciapiede che conduce dai bar del centro ad un parcheggio sulle piste da sci in un paese di montagna sia solamente uno spreco di energia reso possibile dallo straordinario momento di benessere che stiamo vivendo. La prospettiva poi di estendere il riscaldamento a tutte le strade di Pontedilegno è ancora più ributtante. Sono un dannato bacchettone, penso cercando di staccarmi dai miei sentimenti di furore&sdegno. Ma non ce la faccio ad ammettere che ci sia una logica, o un beneficio in questo. Ammettiamo pure che la spesa sia irrisoria - ma rimarrà sempre uno spreco. Anche se a livello economico non dovesse incidere, è comunque un esempio che noi diamo, la manifestazione di un modello di sviluppo e di vita che dice che è più importante avere la via dove passeggiamo per fare shopping libera dal ghiaccio piuttosto che amministrare con parsimonia le risorse che ci vengono date. Come se questo in qualche modo contribuisse alla nostra felicità. E poi mi vengono in mente gli sguardi dei bambini, la gioia (mia) di raccontare una storia inventata. E la rabbia di chi non partecipa alla nostra illusione, oppure, partecipando, scopre che i benefici materiali non lo hanno reso poi così migliore.

giovedì 18 settembre 2008

Il con(s)iglio e la sua buca

Sono un bimbo, mi diverto a storpiare le parole. Così è inevitabile, al mio terzo consiglio comunale, che io lo chiami coniglio.
Mercoledì sera, alle 21, ero a fare il mio dovere di amministratore. Noi della minoranza del consiglio di Pontedilegno abbiamo richiesto un'assemblea sulla questione di Piazzale Europa.
Durante l'estate si sono rincorsi i comunicati tranquillizanti del sindaco (articoli di giornale, apparizioni alla televisione locale - TelePontedilegno, qualcosa di cui parleremo!), ma, dall'esame degli atti (che io e gli altri del drappello di minoranza abbiamo condotto in questi mesi d'estate), la situazione è tutt'altro che tranquillizzante.
I lavori sono in stallo, cosa di cui abbiamo già parlato; c'è un edificio che rischia di crollare; c'è il CTU (il comitato nominato dal giudice) che ha imposto il blocco e condizioni precise su quale sarà il proseguio dei lavori; infine, c'è il finanziamento regionale (più di 4 milioni di euro), che rischia di non essere più erogato (forse anche in parte ritirato?). Soprattutto, c'è un parcheggio che doveva costare 6 milioni di euro, ed ora ne costerà 9, e il conto spese potrebbe non essere finito. Che senso ha? Domanda già posta.
La cronistoria è già stata fatta, ma la riepilogo:
  1. Autunno 2004: le indagini preliminari, il progetto definitivo.
  2. Aprile 2006: la ditta che ha vinto l'appalto ritira le chiavi del cantiere (i lavori partiranno però solo a Febbraio 2007).
  3. Marzo-Aprile 2007: i lavori sono ostacolati dalla scoperta di una falda acquifera "in pressione" che non era stata rilevata dai geologi consultati all'inizio.
  4. Estate 2007: mentre i tecnici progettisti sono al lavoro per mettere una toppa al progetto iniziale, iniziano a mostrarsi le prime crepe agli edifici circostanti.
  5. Autunno 2007: in settembre, crepe oramai troppo preoccupanti sul condominio PDL; in novembre, viene "varata" la perizia suppletiva da 2,8 milioni, che dovrebbe mettere a posto le cose.
  6. Maggio 2008: si constata il fallimento della perizia.
  7. Estate 2008: Il condominio PDL viene dichiarato inagibile (agibilità ridata il 26 di luglio); il giudice impone la creazione del laghetto.
Di fronte a questo sviluppo "in caduta libera" (l'unica nota positiva sembra essere il rinnovo della agibilità del PDL: ma anche qui, sembra ci sia il rischio di doverla nuovamente ritirare!), la minoranza vuole soltanto poche cose:
Che i dalignesi siano informati e capiscano cosa succede al loro paese.
Che chi ha commesso gli errori faccia un atto di umiltà e lo ammetta.
Dato che noi ci occupiamo di politica, gli errori di cui stiamo parlando sono le scelte compiute, in questo caso dalla giunta. Noi crediamo che alcune scelte si siano rivelate sbagliate e che non basti dire che la colpa è tutta dei tecnici o di chi ha fatto i lavori.
  1. E' la giunta (rimasta invariata con le nuove elezioni) che ha scelto il luogo dove costruire il parcheggio;
  2. è la giunta che (tramite negoziazione privata) ha scelto i progettisti ed i geologi che hanno fatto le prime perizie;
  3. è la giunta che ha scelto di non informare subito il paese di quello che stava succedendo e di quali erano i problemi reali;
Di queste scelte ora sono chiamati a rispondere ed ecco dunque che abbiamo tirato fuori dal cappello il nostro conSiglio.
Il sindaco si è difeso, ha rivendicato di avere scelto un'area strategica per il paese; di avere dato lavoro a gente del luogo, ma di avere anche coinvolto una ditta specializzata, uno studio di grandi ingenieri per la redazione del progetto esecutivo; di avere sempre informato. Ha detto che anche se fossero state condotte prima le indagini che hanno portato alla scoperta della seconda falda, non sarebbe cambiato nulla, semplicemente avremmo avuto fin da subito un progetto di 9 milioni al posto che uno di 6.
Affermazioni che non si possono dire false. Ma nemmeno vere.
L'area era strategica: ma già la prima perizia geologica metteva in luce i rischi di costruire in quel pantano.
I tecnici scelti (quelli locali) potranno anche essere stati i migliori: ma hanno dovuto lavorare, come ha ammesso anche il sindaco, in fretta, per poter rientare nei termini per prendere il finanziamento regionale, senza il quale questa impresa non poteva nemmeno essere immaginata. Le perizie geologiche sono state fatte nei mesi invernali, quando l'acqua gela, quando la falda era più profonda: per questo nessuno l'ha vista.
Se fosse stata vista all'inizio... non sarebbe cambiato nulla? Ne dubito! Sarebbe stato ancora sensato fare un parcheggio a quei costi? E la regione avrebbe ancora stanziato il finanziamento, a quelle condizioni? Domande a cui non possiamo rispondere, ora. Né noi, né loro.
Il "grande studio di ingenieria" durante il consiglio ci ha fatto arrivare un pietoso volantino pubblicitario dove sbandierava i progetti realizzati e quelli in corso. Milano, Roma, Sidney... un tentativo di farci vedere quanto sono bravi.
Beh, ci sarebbe da concludere "anche gli angeli mangiano fagioli". Se erano così bravi, perché non rilevare fin da subito le imprecisioni negli studi preliminari? E poi, dal loro stesso depliant ne risulta che non si sono mai occupati specificatamente di parcheggi interrati.
E per quanto riguarda le informazioni, la comunicazione è stata adeguata agli standard di questa amministrazione: praticamente nulla, se non qualche rassicurazione. Nessuno spazio di dibattito, tutto gestito dal sindaco, e senza mai l'intento di spiegare davvero, o di far capire. Solo di dire "va tutto bene, non preoccupatevi" e ammettendo i problemi non quando nascevano, ma quando erano ormai impossibili da nascondere.
Mi è stato chiesto da uno degli assessori se io pensi che la giunta sia formata da bambini; se ho creduto davvero che loro non abbiano ponderato le conseguenze delle loro scelte, prima di compierle.
Io non credo che siano stati bambini; io credo però che siano caduti in uno dei tanti miti dell'età moderna: si sono fidati ciecamente della tecnica e dei tecnici, anche contro il buon senso.
Ora il danno è fatto: sono anche io del parere del sindaco, rimbocchiamoci le mani tutti insieme e cerchiamo di uscirne. Ma vorrei che da questo ne traessimo tutti un insegnamento per il futuro, per le prossime "grandi opere" che sono state annunciate.
"Πολλὰ τὰ δεινὰ κ' οὐδὲν ἀνθρώπου δεινότερον πέλει", dice Sofocle in un coro dell'Antigone: non c'è niente di più terribile, di più stupefacente (deinoteron) dell'uomo.
Ma nemmeno lui ne esce sempre vincente, quando si oppone alla lenta, quieta forza della natura.

martedì 9 settembre 2008

Ri-scoperte

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
Era primavera, e c'erano le elezioni comunali. Sul nostro programma di lista, tra i vari punti, uno parlava del "recupero delle tradizioni", la riscoperta del passato. E' un tema che va molto di moda, di questi tempi, soprattutto in settori della politica (italiana) in cui io non mi identifico (chissà se anche viaggiare con un'ampolla di acqua dal Piemonte al Veneto è presentato come riscoperta delle tradizioni...): nonostante questo, come si può capire anche dal mio posto vagamente "amarcord" sulla storia di Meda, mi sento legato al passato della mia terra e credo che sarebbe proprio stupido lasciarselo scappare.
La Vallecamonica, d'altra parte, nella seconda metà del novecento ha cercato in tutti i modi di sbarazzarsi della sua tradizione contadina, pastorale, artigianale, per trasformarsi in una zona industriale, che doveva avere come settori di punta l'energia elettrica, la siderurgia e il tessile. A vederla con gli occhi del presente, l'idea non sembra particolarmente brillante: una valle con scarse risorse di metalli ferrosi, in cui è difficile arrivare, collocata ai margini di - ehm - tutto! Comunque, così venne deciso, e degli sforzi del passato ci rimangono ora alcune affascinanti archeologie industriali (vedi Forno d'Allione) e alcuni decenni di ritardo nello sviluppo di un'economia sostenibile, che permetta a chi nasce qui di continuare a viverci.
Una delle vie con cui creare lo sviluppo che ci manca, poteva essere il turismo: Pontedilegno aveva iniziato già nei primi anni del secolo (scorso) la sua trasformazione a centro di villeggiatura. Anche qui, però, durante il corso del '900 si è preferito puntare sul turismo di massa e sulle seconde case, e così oggi per ogni fortunato Dalignese, in paese ci sono 5 appartamenti (ovviamente non suoi), ma chi viene a Ponte in vacanza solitamente preferisce trascorrere qui un week-end mordi e fuggi, magari farsi una sciata, e poi ritornarsene in fretta a casa.
Il fatto è che la Valle non sembra avere molta personalità: mentre i Valtellinesi ed i Trentini hanno saputo vendere bene quello che il passato gli aveva lasciato, e così ora chiunque sa da dove vengono i pizzoccheri, noi non siamo stati in grado di fare altrettanto.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto: io non sono interessato tanto a "favorire lo sviluppo economico di Pontedilegno". Il fatto è che se continiuamo sulla strada della mercificazione sfrenata della nostra terra, i costi, per noi e la terra, sono assolutamente insostenibili (cementificazione del paesaggio, distruzione della cultura locale).
Tutto questo sproloquio, perché di recente mio padre ha trovato, in un vecchio archivio di foto, alcune immagini di Pontedilegno durante gli anni della guerra. Sciatori nei prati sopra la chiesa, le slitte trainate dai cavalli che portano i "signori" della città verso il passo del Tonale.
In questo c'è il bello e il brutto del passato: da un lato, qualcosa di unico (le slitte con i nomi degli alberghi, i conducenti con i vestiti tradizionali, il paese con la sua fisionomia), dall'altro, l'assurdo "rispetto" che i nostri avi avevano per "i siori", ovvero i ricchi villeggianti che potevano permettersi di venire in vacanza. Non tutto ciò che è passato è buono: oggi il turismo deve aiutarci a recuperare la nostra cultura; quello che invece non deve fare, è ridarci il vizio di "toglierci il cappello". L'ospitalità, l'accoglienza vera, sono fondate su un sentimento di parità - il che, per altro, mi fa pensare che la prima, vera accoglienza non è certo quella che si applica alla famiglia di vacanzieri, ma quella rivolta ad ospitare chi, venendo da lontano, cerca un nuovo fazzoletto di suolo da chiamare "casa". Ma seguire questo filo porterebbe davvero lontano.

domenica 31 agosto 2008

Meda

Quest'oggi racconterò un'altra storia, che stavolta sembra orientata ad un lieto fine.
Da bambino odiavo andare in montagna; solo in questi ultimi anni mi sto innamorando della mia terra - segno evidente della mia deriva verso destra. Girando per i boschi che circondano Pontedilegno, però, è impossibile non notare il loro stato di abbandono.
Fino a qualche decina di anni fa, qui, uomini e terra intessevano un rapporto diretto, profondo: guardando una vecchia foto, sembra che la campagna, nella sua suddivisione in proprietà coltivate, sia un tappeto fatto di toppe, ai margini del quale iniziano i pascoli e poi l'ombra scura degli alberi.
Ma anche nel bosco, in realtà, si notava la presenza dell'uomo: strade e sentieri permettevano di raggiungere le baite, mentre le mucche che pascolavano anche tra i tronchi e chi andava a raccogliere ramaglie da bruciare tenevano pulito il sottobosco.
Oggi la gente di qui ha abbandonato quasi completamente le attività legate alla terra e pare quasi che la natura, nell'età della tecnologia, si stia riprendendo i suoi spazi. La realtà, però, è che lasciati privi di cura, i boschi stanno invadendo i prati, e trasformandosi in foreste asfittiche.
Nel mio piccolo, mi piacerebbe invece che il rapporto del passato tra uomo e terra riprenda; non solo per un discorso di mantenimento delle vecchie tradizioni e dunque di conservazione della cultura (sicuramente più importante), ma anche per un puro gusto del paesaggio (chi varca il confine col Trentino può constatare la differenza che c'è tra la campagna camuna e quella al di là del Tonale!).
Un passo in questa direzione è forse stato compiuto: niente di epocale, semplicemente la possibilità che venga riedificata una vecchia malga, situata a Meda, una zona di alpeggio posta a 1863 m di altezza, sul sentiero CAI numero 2.
Il consorzio che è proprietario dei pascoli e dell'edificio, ora crollato, è composto soprattutto da gente del luogo, oltre che dall'ente dei Terrazzani; i proprietari hanno ottenuto l'anno scorso un finanziamento per la ricostruzione della baita dalla comunità montana di Vallecamonica, ma solo a patto che venisse rimessa in sesto anche la strada che conduce al sito. Il sindaco, durante il precedente mandato, si era impegnato perché il comune lo facesse a sue spese, ma la cosa sembrava caduta nel vuoto.
Dopo la mia elezione, dato che Meda fa parte del patrimonio storico di Zoanno, mi sono interessato della vicenda e, dopo una serie di visite all'ufficio tecnico, alla segreteria comunale, lettere e telefonate al sindaco, alla metà di agosto finalmente il comune ha comunicato al consorzio (oltre che, "p.c." al sottoscritto rompiballe) che avrebbe stanziato i fondi e fatto la strada. La lettera scritta permette di avere una "prova" da presentare alla comunità montana, che dunque riserverà il suo finanziamento per il progetto. A quanto sembra, entro la prossima primavera, inizieranno i lavori per la strada e per la baita, che rimarrà a disposizione non tanto degli oramai rari pastori, ma almeno degli alpinisti e dei turisti, che la potranno usare come bivacco durante le loro escursioni o anche solo per venirci a mangiare una polenta. Piccoli passi, ma mi sembra meglio di un cumulo di rovine che vengono pian piano divorate dall'erba (per quanto anche quest'immagine abbia il suo fascino ;) ).

mercoledì 27 agosto 2008

Un buco nell'acqua

La storia dell'estate: a Pontedilegno si sta svolgendo un piccolo dramma in molti atti, che riguarda la costruzione di un parcheggio interrato e, loro malgrado, gli abitanti dei palazzi attorno allo scavo, ed ha prodotto un effetto che chi non vive qui troverà piuttosto buffo: in centro al paese, è nato un laghetto, con tanto di anatre (C'è anche un video su youtube).

Purtroppo, per chi deve addentrarsi nei particolari dei lavori (nelle profondità del buco? Ok, ora la smetto), si presenta un quadro molto poco chiaro, ma di sicuro piuttosto deprimente. La costruzione è stata commisionata dalla amministrazione comunale, nell'ambito del "Grande Sogno", cioè dei progetti di potenziamento delle piste da sci di Pontedilegno, Temù e Passo del Tonale, finanziati in gran parte da regione Lombardia e Unione Europea.
In particolare, per il parcheggio, che doveva costare attorno ai 6.000.000 di euro nelle previsioni iniziali, la regione aveva messo a disposizione circa 4.000.000: un bel successo per chi aveva ottenuto i finanziamenti!
L'unico problema, è che il posto dove il parcheggio doveva sorgere (piazzale Europa nello stradario di Pontedilegno) i nostri nonni lo chiamavano Caret, che è l'erba che cresce nelle paludi: fino a qualche decennio fa, lì c'erano soltanto acquitrini. Politici e tecnici hanno fatto spallucce di fronte ai soliti vecchiacci che sconsigliavano di scavare proprio sopra ad un pantano - dopotutto, hanno fatto anche il tunnel sotto la Manica, no?

Dopo un paio di indagini geologiche piuttosto generiche, partono gli scavi: qualche mese dopo, ecco che inizia ad uscire l'acqua.
I tentativi di pomparla all'esterno hanno provocato cedimenti nei palazzi attorno al buco, che rischiavano così di crollarci dentro. Per cercare di tappare la falla - letteralmente - è stata commissionata una "perizia" da 2.800.000 di euro: il risultato è stato un fallimento, perché dopo tutti gli sforzi, l'acqua ha continuato tranquillamente ad uscire. Con qualche centinaio di migliaia di euro, fortunatamente, si sono messi dei rinforzi alle fondamenta dei condomini pericolanti, ma per il parcheggio siamo ancora... in alto mare.
Tant'è che ora c'è il laghetto.

Dall'alto della torre

Inizia la vita di questo diario.
Il suo autore si chiama Ivan Faiferri, è nato venticinque anni fa e vive una vita a metà tra Milano e Zoanno (sui monti, al confine tra Lombardia e Trentino). Non avrebbe mai aperto un blog (anzi, ha sempre guardato con un po' di sufficienza il live space di suo fratello), ma poi è stato scelto dalla vicinia del suo paese (i Terrazzani) come rappresentante al consiglio comunale di Pontedilegno. Così, come tutti i bravi politici, ho deciso (parlare di sé in terza persona è divertente, ma dopo un po' genera strane idee...) di aprire un blog, per osservare e commentare, "dall'alto della torre" (il dosso della torre è il luogo dove sorge Zoanno) gli eventi che turbano la vita apparentemente così tranquilla di una piccola comunità montana come Pontedilegno.
Ora però stanno per finire le batterie del portatile. Segno dei tempi: meglio concludere. A presto!