domenica 30 settembre 2012

Il mio no alla fusione

Il tema della fusione dei Comuni di Ponte di Legno e Temù sta invadendo le pagine dei quotidiani locali, ad un mese dal referendum.
Come consigliere comunale, ho espresso fin da subito qualche dubbio su questa operazione, fino a schierarmi decisamente per il no durante le ultime assemblee.

"Volete che i Comuni di Ponte di Legno e Temù siano unificati e che il nuovo comune sia denominato Ponte di Legno?"

Il quesito dice tutto sulla proposta: perché la proposta non è nient'altro che questo. O prendere o lasciare, e al resto ci penseranno i promotori.
Provate a leggere il progetto di fusione (lo trovate giù in fondo alla pagina): è fatto da affermazioni generiche e cifre messe una sopra l'altra. E non potrebbe essere altrimenti, dato che è stato costruito dal nostro segretario in due giorni, prima del Consiglio comunale che lo ha approvato.

Sono convinto che il compito della politica sia guidare i cittadini al compimento di quelle scelte che conducono verso il bene comune, facendoli partecipare sempre più al processo di decisione. Sembra un'espressione generica: ma nello specifico, in questo caso, non c'è nessuna "guida" da parte della politica.
Solo una imposizione: per questo durante questi mesi è mancato da parte dei promotori un qualsiasi slancio a fare pubblica la loro proposta, a discuterla, a metterla in piazza.
(Il totale silenzio di questi giorni parla da solo)
Sono state addotte ragioni generiche (maggiore efficenza, risparmi), che non sono supportate da nessuno studio.
E' stato promesso ai residenti che non pagheranno tasse su acqua e sporco per i prossimi dieci anni: una promessa che questi consigli comunali non possono fare (sarà il consiglio del futuro comune a decidere come verranno usati i finanziamenti pubblici), e che sembra tanto una richiesta di voto di scambio.
"Ti regalo 100 €, basta che voti SI' alla fusione".
Di fronte ad una scelta così importante, io chiedo una sola cosa alla politica: che sia una scelta fatta dai cittadini.

Nessuno ci obbliga a farla ora: le attuali deliberazioni possono essere ritirate e il progetto può ripartire da zero. Per essere costruito con le idee di tutti, a partire dal dialogo con la gente.

(altri lo fanno: http://www.fusionesamoggia.it/. Tavoli di lavoro, studi di fattibilità... sembra di stare in un altro stato)

L'attuale progetto invece è solo l'espressione del senso che le attuali maggioranze danno alla politica: un modo in cui una specie di "classe illuminata" (gli amministratori locali) determinano la vita delle comunità che sono loro soggette.
Loro, i bravi manager, ci porteranno ricchezza e benessere. Scrivete sì su quella scheda, ci pensano loro.
Non si tratta di una questione di sola forma, ma di sostanza.
Se siamo davvero politicamente maggiorenni, non abbiamo bisogno di nessuna guida suprema che ci porti per mano sulla strada che ha deciso per noi.
Per questo dico no a questa fusione.

Ivan Faiferri


PS: La vera fusione non dovrà produrre un altro piccolo comune. Vada come vada questo referendum, uno dei compiti della prossima amministrazione (Che sia di Ponte di Legno + Temù o di Ponte di Legno soltanto) sarà quello di trasformare l'Unione dei Comuni dell'Alta Valle Camonica in una sola entità. Sarà un percorso lungo e difficile. Soprattutto se vedrà la partecipazione della gente. Ma sarebbe una bella battaglia da sostenere

Il progetto di fusione.

2 commenti:

Camicius ha detto...

sarà quello di trasformare l'Unione dei Comuni dell'Alta Valle Camonica in una sola entità. Sarà un percorso lungo e difficile. Soprattutto se vedrà la partecipazione della gente. Ma sarebbe una bella battaglia da sostenere

Ci siamo confrontati qualche volta su questa cosa.
Sarebbe davvero una bella battaglia, e sarebbe da "avviar" prima che dalle amministrazioni centrali (regione-stato) venga imposto.

E l'esempio che si potrebbe studiare, non l'abbiamo neanche troppo distante, basta fare il Gavia e andare a vedere come funziona il comune di Valfurva, che è un comune sparso (come sarebbe l'eventuale nuovo comune dell'Alta Valle).

Credo che lo scoglio più grande sia la situazione finanziaria del comune di Ponte di Legno.
È, replicata in piccolo, la stessa situazione dei tedeschi (che sarebbero gli altri paesi della valle) che non vogliono unificare il debito pubblico europeo con gli eurobond, per il timore di dover pagare per la scarsità di rigore degli altri paesi.
Quindi è normale, a mio parere, il timore degli abitanti di Vezza e degli altri paesi, che non vogliono (giustamente) accollarsi i debiti fatti da una gestione piuttosto allegra delle finanze pubbliche.
Soprattutto se i vantaggi futuri in termini di miglioramento delle infrastrutture, di risparmi dovuti alla razionalizzazione dei servizi,e quindi di maggiori risorse a disposizione di tutti sono piuttosto fumosi, e comunque sul medio-lungo periodo.

Non solo, ma sappiamo benissimo come per esempio il comune di Vezza abbia lavorato pesante su alcuni temi (per esempio il tema energetico) e che gli altri comuni siano meno attenti.

Nonostante tutto credo sia un dovere della politica (e in mancanza di questa, dei cittadini, ovvero anche nostra) cominciare a pensarci. E magari contattare o verificare la disponibilità di una struttura universitaria per cominciare a stendere uno studio di fattibilità della cosa.
Sarebbe interessante avere alcuni dati su cui cominciare a ragionare.

p.s. il link in fondo non porta a nulla...

ivan faiferri ha detto...

Sono d'accordo, la fusione non può essere fatta per pagare i debiti che qualcuno lascia ad altri.
Per questo ci vuole un progetto discusso da tutti: e che rimetta in discussione parecchie logiche che si sono create in questi anni, ed entri nello specifico su quali sono gli investimenti che si devono fare e su cosa significa, in concreto però, la "razionalizzazione" dei servizi.
Per quanto riguarda la situazione di Vezza, non entro nello specifico, la conosco dall'esterno: di sicuro non posso che guardare con un po' di invidia ai vostri investimenti nell'ambito idroelettrico, mentre da noi l'energia dell'acqua viene data (in cambio di un decimo degli introiti) alla società degli impianti.