venerdì 26 settembre 2008

Impegni di spesa

Mercoledì sera, nuovo consiglio comunale (straordinario). Presto ce ne sarà un ulteriore (ordinario) per l'approvazione del bilancio, e noi già vogliamo chiederne un altro per parlare di turismo, internet point e strade. Se andiamo avanti di questo passo, potrei vivere del cospicuo gettone di presenza di consigliere (17,62 euri/consiglio) - uno dei "costi della politica" che sarebbe meglio tagliare, a mio avviso.
Nel week-end precedente ero a Rozzano, a partecipare ad una rievocazione storica; stavo al banco della cucina, o al banco del cerusico, a spiegare come si viveva, cosa si mangiava, come ci si curava nel medioevo. Mi piace molto il rapporto diretto che si può creare con le persone, a volte anche con gli sconosciuti: vestito della tunica e delle calzabrache rosse che mi ha cucito Cinzia, con le mani sporche per aver gestito il fuoco di campo, raccontavo ai bambini di come i mercanti di Acri avessero portato le loro spezie fino al porto di Venezia dove io le avevo acquistate, o di come era stato difficile togliere la punta di freccia dalla gamba di un cavaliere durante la battaglia di Cortenuova. Mi guardavano a bocca spalancata e se li coinvolgevo, chiamandoli "messere", "madamigella", "cavaliere", loro stavano al gioco, rispondevano prontamente, mi sembravano felici - come me - di essere inclusi in un pezzetto di passato.
Abbiamo sete di sapere da una parte e di essere coinvolti dalle altre persone e coinvolgerle a nostra volta, dall'altra. L'altro lato della medaglia è che il mondo in cui viviamo ci richiede ogni istante attenzione: tutto sembra dire "guardami!", dalla pubblicità per strada alle ultime notizie sul giornale. E così, presi tra il bisogno di attenzione ed il bisogno di riservarci il nostro spazio, spesso finiamo con il dedicare attenzione alle cose e sacrificare a noi la vita comune con gli altri. O almeno, ogni tanto mi pare che così accada a me, non so se condividete.
Torniamo al consiglio. Ordine del giorno: variazioni di bilancio. Si tratta di una variazione da più di 1,000,000 di euro, di cui le voci più importanti sono 400,000 per la messa in sicurezza dei condomini danneggiati dalla comparsa del laghetto, 200,000 per manifestazioni turistiche, altri 200,000 per il completamento di un altro parcheggio - in Via Cida - destinato ad accogliere gli sciatori.
Questa ultima voce di spesa mi fa rabbrividire ed è paradossale; si tratta infatti di soldi spesi, tra l'altro, per un marciapiede riscaldato. Ammetto che è la prima volta che ne sento parlare; immagino sia una soluzione già adottata in altri comuni d'Italia e d'Europa.
Non riesco però a togliermi dalla testa che riscaldare il marciapiede che conduce dai bar del centro ad un parcheggio sulle piste da sci in un paese di montagna sia solamente uno spreco di energia reso possibile dallo straordinario momento di benessere che stiamo vivendo. La prospettiva poi di estendere il riscaldamento a tutte le strade di Pontedilegno è ancora più ributtante. Sono un dannato bacchettone, penso cercando di staccarmi dai miei sentimenti di furore&sdegno. Ma non ce la faccio ad ammettere che ci sia una logica, o un beneficio in questo. Ammettiamo pure che la spesa sia irrisoria - ma rimarrà sempre uno spreco. Anche se a livello economico non dovesse incidere, è comunque un esempio che noi diamo, la manifestazione di un modello di sviluppo e di vita che dice che è più importante avere la via dove passeggiamo per fare shopping libera dal ghiaccio piuttosto che amministrare con parsimonia le risorse che ci vengono date. Come se questo in qualche modo contribuisse alla nostra felicità. E poi mi vengono in mente gli sguardi dei bambini, la gioia (mia) di raccontare una storia inventata. E la rabbia di chi non partecipa alla nostra illusione, oppure, partecipando, scopre che i benefici materiali non lo hanno reso poi così migliore.

giovedì 18 settembre 2008

Il con(s)iglio e la sua buca

Sono un bimbo, mi diverto a storpiare le parole. Così è inevitabile, al mio terzo consiglio comunale, che io lo chiami coniglio.
Mercoledì sera, alle 21, ero a fare il mio dovere di amministratore. Noi della minoranza del consiglio di Pontedilegno abbiamo richiesto un'assemblea sulla questione di Piazzale Europa.
Durante l'estate si sono rincorsi i comunicati tranquillizanti del sindaco (articoli di giornale, apparizioni alla televisione locale - TelePontedilegno, qualcosa di cui parleremo!), ma, dall'esame degli atti (che io e gli altri del drappello di minoranza abbiamo condotto in questi mesi d'estate), la situazione è tutt'altro che tranquillizzante.
I lavori sono in stallo, cosa di cui abbiamo già parlato; c'è un edificio che rischia di crollare; c'è il CTU (il comitato nominato dal giudice) che ha imposto il blocco e condizioni precise su quale sarà il proseguio dei lavori; infine, c'è il finanziamento regionale (più di 4 milioni di euro), che rischia di non essere più erogato (forse anche in parte ritirato?). Soprattutto, c'è un parcheggio che doveva costare 6 milioni di euro, ed ora ne costerà 9, e il conto spese potrebbe non essere finito. Che senso ha? Domanda già posta.
La cronistoria è già stata fatta, ma la riepilogo:
  1. Autunno 2004: le indagini preliminari, il progetto definitivo.
  2. Aprile 2006: la ditta che ha vinto l'appalto ritira le chiavi del cantiere (i lavori partiranno però solo a Febbraio 2007).
  3. Marzo-Aprile 2007: i lavori sono ostacolati dalla scoperta di una falda acquifera "in pressione" che non era stata rilevata dai geologi consultati all'inizio.
  4. Estate 2007: mentre i tecnici progettisti sono al lavoro per mettere una toppa al progetto iniziale, iniziano a mostrarsi le prime crepe agli edifici circostanti.
  5. Autunno 2007: in settembre, crepe oramai troppo preoccupanti sul condominio PDL; in novembre, viene "varata" la perizia suppletiva da 2,8 milioni, che dovrebbe mettere a posto le cose.
  6. Maggio 2008: si constata il fallimento della perizia.
  7. Estate 2008: Il condominio PDL viene dichiarato inagibile (agibilità ridata il 26 di luglio); il giudice impone la creazione del laghetto.
Di fronte a questo sviluppo "in caduta libera" (l'unica nota positiva sembra essere il rinnovo della agibilità del PDL: ma anche qui, sembra ci sia il rischio di doverla nuovamente ritirare!), la minoranza vuole soltanto poche cose:
Che i dalignesi siano informati e capiscano cosa succede al loro paese.
Che chi ha commesso gli errori faccia un atto di umiltà e lo ammetta.
Dato che noi ci occupiamo di politica, gli errori di cui stiamo parlando sono le scelte compiute, in questo caso dalla giunta. Noi crediamo che alcune scelte si siano rivelate sbagliate e che non basti dire che la colpa è tutta dei tecnici o di chi ha fatto i lavori.
  1. E' la giunta (rimasta invariata con le nuove elezioni) che ha scelto il luogo dove costruire il parcheggio;
  2. è la giunta che (tramite negoziazione privata) ha scelto i progettisti ed i geologi che hanno fatto le prime perizie;
  3. è la giunta che ha scelto di non informare subito il paese di quello che stava succedendo e di quali erano i problemi reali;
Di queste scelte ora sono chiamati a rispondere ed ecco dunque che abbiamo tirato fuori dal cappello il nostro conSiglio.
Il sindaco si è difeso, ha rivendicato di avere scelto un'area strategica per il paese; di avere dato lavoro a gente del luogo, ma di avere anche coinvolto una ditta specializzata, uno studio di grandi ingenieri per la redazione del progetto esecutivo; di avere sempre informato. Ha detto che anche se fossero state condotte prima le indagini che hanno portato alla scoperta della seconda falda, non sarebbe cambiato nulla, semplicemente avremmo avuto fin da subito un progetto di 9 milioni al posto che uno di 6.
Affermazioni che non si possono dire false. Ma nemmeno vere.
L'area era strategica: ma già la prima perizia geologica metteva in luce i rischi di costruire in quel pantano.
I tecnici scelti (quelli locali) potranno anche essere stati i migliori: ma hanno dovuto lavorare, come ha ammesso anche il sindaco, in fretta, per poter rientare nei termini per prendere il finanziamento regionale, senza il quale questa impresa non poteva nemmeno essere immaginata. Le perizie geologiche sono state fatte nei mesi invernali, quando l'acqua gela, quando la falda era più profonda: per questo nessuno l'ha vista.
Se fosse stata vista all'inizio... non sarebbe cambiato nulla? Ne dubito! Sarebbe stato ancora sensato fare un parcheggio a quei costi? E la regione avrebbe ancora stanziato il finanziamento, a quelle condizioni? Domande a cui non possiamo rispondere, ora. Né noi, né loro.
Il "grande studio di ingenieria" durante il consiglio ci ha fatto arrivare un pietoso volantino pubblicitario dove sbandierava i progetti realizzati e quelli in corso. Milano, Roma, Sidney... un tentativo di farci vedere quanto sono bravi.
Beh, ci sarebbe da concludere "anche gli angeli mangiano fagioli". Se erano così bravi, perché non rilevare fin da subito le imprecisioni negli studi preliminari? E poi, dal loro stesso depliant ne risulta che non si sono mai occupati specificatamente di parcheggi interrati.
E per quanto riguarda le informazioni, la comunicazione è stata adeguata agli standard di questa amministrazione: praticamente nulla, se non qualche rassicurazione. Nessuno spazio di dibattito, tutto gestito dal sindaco, e senza mai l'intento di spiegare davvero, o di far capire. Solo di dire "va tutto bene, non preoccupatevi" e ammettendo i problemi non quando nascevano, ma quando erano ormai impossibili da nascondere.
Mi è stato chiesto da uno degli assessori se io pensi che la giunta sia formata da bambini; se ho creduto davvero che loro non abbiano ponderato le conseguenze delle loro scelte, prima di compierle.
Io non credo che siano stati bambini; io credo però che siano caduti in uno dei tanti miti dell'età moderna: si sono fidati ciecamente della tecnica e dei tecnici, anche contro il buon senso.
Ora il danno è fatto: sono anche io del parere del sindaco, rimbocchiamoci le mani tutti insieme e cerchiamo di uscirne. Ma vorrei che da questo ne traessimo tutti un insegnamento per il futuro, per le prossime "grandi opere" che sono state annunciate.
"Πολλὰ τὰ δεινὰ κ' οὐδὲν ἀνθρώπου δεινότερον πέλει", dice Sofocle in un coro dell'Antigone: non c'è niente di più terribile, di più stupefacente (deinoteron) dell'uomo.
Ma nemmeno lui ne esce sempre vincente, quando si oppone alla lenta, quieta forza della natura.

martedì 9 settembre 2008

Ri-scoperte

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
Era primavera, e c'erano le elezioni comunali. Sul nostro programma di lista, tra i vari punti, uno parlava del "recupero delle tradizioni", la riscoperta del passato. E' un tema che va molto di moda, di questi tempi, soprattutto in settori della politica (italiana) in cui io non mi identifico (chissà se anche viaggiare con un'ampolla di acqua dal Piemonte al Veneto è presentato come riscoperta delle tradizioni...): nonostante questo, come si può capire anche dal mio posto vagamente "amarcord" sulla storia di Meda, mi sento legato al passato della mia terra e credo che sarebbe proprio stupido lasciarselo scappare.
La Vallecamonica, d'altra parte, nella seconda metà del novecento ha cercato in tutti i modi di sbarazzarsi della sua tradizione contadina, pastorale, artigianale, per trasformarsi in una zona industriale, che doveva avere come settori di punta l'energia elettrica, la siderurgia e il tessile. A vederla con gli occhi del presente, l'idea non sembra particolarmente brillante: una valle con scarse risorse di metalli ferrosi, in cui è difficile arrivare, collocata ai margini di - ehm - tutto! Comunque, così venne deciso, e degli sforzi del passato ci rimangono ora alcune affascinanti archeologie industriali (vedi Forno d'Allione) e alcuni decenni di ritardo nello sviluppo di un'economia sostenibile, che permetta a chi nasce qui di continuare a viverci.
Una delle vie con cui creare lo sviluppo che ci manca, poteva essere il turismo: Pontedilegno aveva iniziato già nei primi anni del secolo (scorso) la sua trasformazione a centro di villeggiatura. Anche qui, però, durante il corso del '900 si è preferito puntare sul turismo di massa e sulle seconde case, e così oggi per ogni fortunato Dalignese, in paese ci sono 5 appartamenti (ovviamente non suoi), ma chi viene a Ponte in vacanza solitamente preferisce trascorrere qui un week-end mordi e fuggi, magari farsi una sciata, e poi ritornarsene in fretta a casa.
Il fatto è che la Valle non sembra avere molta personalità: mentre i Valtellinesi ed i Trentini hanno saputo vendere bene quello che il passato gli aveva lasciato, e così ora chiunque sa da dove vengono i pizzoccheri, noi non siamo stati in grado di fare altrettanto.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto: io non sono interessato tanto a "favorire lo sviluppo economico di Pontedilegno". Il fatto è che se continiuamo sulla strada della mercificazione sfrenata della nostra terra, i costi, per noi e la terra, sono assolutamente insostenibili (cementificazione del paesaggio, distruzione della cultura locale).
Tutto questo sproloquio, perché di recente mio padre ha trovato, in un vecchio archivio di foto, alcune immagini di Pontedilegno durante gli anni della guerra. Sciatori nei prati sopra la chiesa, le slitte trainate dai cavalli che portano i "signori" della città verso il passo del Tonale.
In questo c'è il bello e il brutto del passato: da un lato, qualcosa di unico (le slitte con i nomi degli alberghi, i conducenti con i vestiti tradizionali, il paese con la sua fisionomia), dall'altro, l'assurdo "rispetto" che i nostri avi avevano per "i siori", ovvero i ricchi villeggianti che potevano permettersi di venire in vacanza. Non tutto ciò che è passato è buono: oggi il turismo deve aiutarci a recuperare la nostra cultura; quello che invece non deve fare, è ridarci il vizio di "toglierci il cappello". L'ospitalità, l'accoglienza vera, sono fondate su un sentimento di parità - il che, per altro, mi fa pensare che la prima, vera accoglienza non è certo quella che si applica alla famiglia di vacanzieri, ma quella rivolta ad ospitare chi, venendo da lontano, cerca un nuovo fazzoletto di suolo da chiamare "casa". Ma seguire questo filo porterebbe davvero lontano.