domenica 11 dicembre 2011

La politica a cena

Una considerazione, che ho avuto modo di fare anche altrove, riguarda il metodo con cui si stringono gli accordi e il valore della forma in politica.
Il nostro attuale sindaco è conosciuto come un uomo pratico. Ha dichiarato spesso di provare un po' di fastidio rispetto ad alcuni "vincoli" imposti da leggi che lui ritiene farragginose o poco adatte ed ha dimostrato, con la sua azione politica, di sapere a volte piegare, a volte adattare le norme per ottenere ciò che per lui è importante.
Nonostante sia un avversario politico, gli riconosco di sicuro la determinazione nel perseguire gli scopi e anche una sincera convinzione di agire nell'interesse del suo paese (Per questo, anche quando ci parla di fusione, io non vedo tanto, dietro a questo progetto, chissà quale operazione volta a "consolidare posizioni di potere" (1) ).
Quest'idea è la stessa che domina il percorso che lui ha tracciato (mi chiedo quanto sia condiviso dalla sua maggioranza silenziosa) per arrivare al referendum sulla fusione.
La legge prevede che:
1) I consigli comunali diano il via al progetto di fusione;
2) Una commissione nominata dal Consiglio regionale esamini il progetto e, se lo approva, indica il referendum;
3) Si svolga il referendum tra le popolazioni;
4) Il Consiglio regionale emani una legge regionale che istituisce il nuovo comune (oppure bocci la proposta).

Il problema, in tre punti, è questo:
* E' il Consiglio regionale, per legge, a decidere se fare o non fare la fusione.
* E' esplicitamente prevista la possibilità che il risultato del referendum tra le popolazioni non sia tenuto in considerazione dalla Regione
* Nonostante questo, il Sindaco cerca di fare in modo che il referendum diventi vincolante.

Fino a qui, ci posso anche stare.
Il problema è il come. Nei suoi ultimi discorsi (prima che arrivasse il "Corriere di Ponte" nelle case dei Dalignesi, di questo non si parlava...) ha prospettato due modi:
1) Fare approvare ai consigli comunali delle "delibere vincolanti", cioè che specifichino nel testo che la fusione non si può fare se non dopo una eventuale vittoria nel referendum.
2) Un accordo personale con i leader della maggioranza e dell'opposizione in Consiglio regionale, che dovrebbero "promettere" che non faranno passare il progetto in caso di risultato negativo del referendum.
Sul primo punto... ne possiamo discutere. Ho qualche dubbio sulla possibilità di vincolare il Consiglio regionale con una delibera. Ma, quando ci verrà proposto il testo (spero con un po' di anticipo...), noi tutti consiglieri (la minoranza di sicuro!) lo esamineremo, magari facendolo vedere a qualcuno di un po' più competente di me, e decideremo come comportarci riguardo al voto.
Quello su cui davvero mi sento lontano è il secondo modo: l'accordo "personale".
Prima di tutto, speriamo che gli attuali capigruppo non facciano la fine dei due vicepresidenti del consiglio regionale (vi dicono nulla i nomi di Filippo Penati e Franco Nicoli Cristiani??).
Ma soprattutto: la legge è legge, e se nello specifico prevede la possibilità per il Consiglio regionale di fare una cosa, non c'è accordo personale che tenga.
Il nostro sindaco non ha problemi a "farsi fare un favore" visto che può godere di "contatti" in Regione: io sono abbastanza schifato.
Prima ci lamentiamo che "in Italia è tutto un magna magna" o altre frasi (qualunquiste) del genere. Però poi appena fa comodo, si tira fuori "l'accordo personale".
La causa potrà essere anche la più giusta, ma se la politica vuole riguadagnare credibilità, faremmo meglio a dare il buon esempio per primi.
Dopotutto, gli strumenti ci sono: bisogna solo accettare le regole comuni stabilite. Invece, di nuovo, in nome della "efficienza" dell'azione amministrativa, quelle regole vengono aggirate, o bypassate, da accordi personali.
Roba da Antico Regime (Come il comune di Dalegno :P).




(1) Piuttosto, vedo una grande voglia di mettere il proprio nome (non c'è alcun male in questo: l'ambizione è una caratteristica fondamentale per ogni politico) in quella che è vista come una decisione che determinerà il futuro del paese per i prossimi cinquant'anni (sono scettico su questi tempi: a mio parere presto ci verrà imposta ben altra fusione - ma sarà oggetto di un altro intervento).
Il problema, come spiegavo qui è che l'interesse di Ponte di Legno si identifica immediatamente con la visione del comune come una grande azienda che deve creare posti di lavoro o mantenerli.

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