giovedì 8 dicembre 2011

Fusione fredda

Riprendo a pubblicare dopo tanto tempo, mosso dal tema caldo di queste ultime settimane a Ponte di Legno: il progetto di fusione con Temù.
Personalmente, l'ho già dichiarato anche in consiglio comunale, tendo ad essere favorevole. Ma con motivazioni che non mi sembrano davvero rilevanti: mi sento irrazionalmente attratto dalla prospettiva di ricostituire il comune di Dalegno, ritornando alla situazione precedente al 1624.
Questo a livello personale, ma non credo che si possa compiere una scelta come quella di cui stiamo parlando avendo come unica ragione questa.
Come ha dichiarato anche Mario Bezzi, parlando di fronte ai membri del Comitato per la Trasparenza (se non lo conoscete, cercatelo su Facebook, ma penso che ne parlerò anche qui, in futuro), il risparmio economico non sarebbe molto: Ponte e Temù gestiscono già la maggior parte dei servizi in condivisione, se non addirittura attraverso l'Unione dei comuni dell'Alta Valle Camonica.
E' curioso notare come, in precedenza, sia il Sindaco sia i promotori del progetto (per esempio su Adamello Magazine quest'estate), parlassero di una maggiore "efficenza".
La madre di tutte le ragioni sembra essere questa: che due sindaci, e due consigli comunali, rischiano di compromettere l'efficenza delle società controllate e partecipate dal comune (SIT e SOSVAV in primo luogo).
Stiamo dunque parlando delle piste, dei posti di lavoro che hanno garantito, dei ritorni economici sul territorio, così come della devastazione del territorio (un male necessario? Temo di sì. Ma fino a che punto?).
E' un problema che coinvolge il rapporto politica-economia: i fautori della fusione, in sostanza, sostengono che la politica non dovrebbe mettere i bastoni tra le ruote all'economia.
Secondo me, non hanno ancora chiarito però due questioni: la prima è se esista davvero il rischio che le amministrazioni di Ponte di Legno e Temù possano fare scelte divergenti e, in qualche modo, "mandare all'aria i risultati" che sono stati "capitalizzati" in questi anni.
La seconda è se sia vero che un maggiore autoritarismo sia un fine desiderabile (perché alla fine, stiamo parlando di questo).
Personalmente, io ci sto riflettendo, e non sono ancora giunto a una decisione.
Di sicuro è un'idea che rispecchia gli orientamenti della politica locale di questi ultimi anni.

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