domenica 22 marzo 2009

Pubblicità. (Occulta?)

Un po' di pubblicità, appunto.
Sul sito www.pontedilegno.it, che nonostante l'ingannevole nome è di proprietà della famiglia di Marco, apparirà forse un articolo scritto da me, sulla chiesa di Plampezzo, ai piedi della salita che porta fino alla valle di Viso e a valle delle Messi. E' un luogo affascinante, una chiesa romanica immersa nel bosco circondata da un gruppo di villette di "alta" architettura del '900.
All'interno ci sono affreschi del tardo gotico, opera di un pittore di Costa Volpino. E' tutta costruta con materiale locale: tonalite per il portale, scaie di scisti, forse dal valet de li scai, sotto Pezzo, vicino a plasa mai, pregiato marmo di Cané per l'architrave.
Di recente, per riportarla "allo stato originario" è stata completamente intonacata. A scapito del suo fascino, purtroppo.
Pubblicità ad un luogo pieno di bellezza e dimenticato: sperando che non diventi troppo frequentato - ma confido che gli amanti di ciò che è bello, suggestivo ed antico non siano poi così tanti. Ecco qui l'articolo:
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Un gioiello di pietra tra gli alberi

Domina il basso corso del Frigidolfo, sopra un piccolo poggio coperto di abeti e larici, ai piedi della salita che va verso Pezzo, all'ombra di un bosco popolato dalle leggende e dalla magia. E' la chiesetta di Plampezzo (in dialetto Plampés), dedicata a Sant'Appollonio. Un gioiello fatto di pietra, che proviene direttamente dal medioevo.Panoramica di Sant'Appollonio

E' considerata uno dei santuari più antichi della valle: forse vide gli ultimi Longobardi e l'arrivo di Carlomagno, sicuramente venne riedificata dai mastri muratori influenzati dal nuovo stile romanico dopo l'anno mille.
Nel XVII secolo venne dedicata a Sant'Appollonia, e da allora i due santi, maschio e femmina, sono stati venerati insieme. Un pittore coprì in quel tempo gli affreschi del passato. Con l'800 è arrivato l'oblio: la chiesa fu utilizzata come fienile. Nella seconda metà del '900 l'ultimo proprietario la donò alla Comunità Montana. Fu sottoposta a due interventi di restauro e le pitture medievali vennero portate alla luce sotto gli affreschi barocchi (oggi questi ultimi sono custoditi nel municipio di Pontedilegno). Recentemente, le mura di pietra a vista sono state intonacate per riportarle allo stato originario.

La zona merita una visita: oltre all'antico monumento si possono scoprire, nel bosco che lo circonda, numerose abitazioni private opera di architetti modernisti novecenteschi, segnalate anche dalle riviste specializzate. Una recente campagna di scavi archeologici ha scoperto che il poggio fu abitato già fin dopo le glaciazioni. Il passato ed il presente si mescolano nella quiete a cui la chiesetta sembra far da silenzioso garante.Affreschi tardogotici di Sant'Appollonio (Plampezzo)

Passati al di sotto del candido architrave della soglia, un blocco di marmo che proviene dalle cave di Cané, si entra in un ambiente raccolto, una navata unica che guida lo sguardo verso l'abside. Lo spazio è però diviso in maniera simbolica: la sezione dedicata ai fedeli rappresenta il mondo terreno; l'abside ed i suoi affreschi celebrano il cosmo divino. A metà, l'altare ed il sacerdote sono il punto di mediazione tra uomo e dio.

Gli affreschi dell'abside, messi in luce dai restauri del 1984 sono forse parte di un ciclo sparso in varie chiese della Valcamonica e delle vallate vicine (Branico, Cambianica, Sellero, Pejo, varie chiese della Val di Sole, Sommacampagna), opera di Johannes da Volpino un pittore trecentesco si tratta di una teoria affascinante, ma ancora non confermata.
Solitamente, l'edificio è chiuso: le chiavi sono in custodia a don Antonio, il prete di Pezzo.
Viene aperta regolarmente una volta all'anno, il 31 di ottobre e saltuariamente utilizzata come suggestivo palcoscenico per concerti di musica sacra.
Campanile di Sant'Appollonio

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PS: con l'assessore alla cultura della Comunità Montana ho in cantiere un progetto per l'istituzione di un museo su Johannes da Volpino, l'autore degli affreschi della chiesa. Una "permanente" visitabile in estate, tenuta aperta da qualche giovane stipendiato dal comune, e magari il finanziamento di un progetto di ricerca sul ciclo di affreschi del pittore. Chissà se e quando ne sentirete parlare di nuovo.

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